mercoledì 5 gennaio 2011

Riforma Gelmini: autonomia centralista (3)




Riforma Gelmini: cosa cambia rispetto al passato, se la riforma verrà applicata e avrà la necessaria copertura finanziaria?! Molti contestano la riforma, alcuni lodano la Gelmini. Si dà autonomia ai singoli atenei (arrangiatevi) imponendo un controllo centralizzato (giudichiamo noi).

Cerchiamo di capire se e in che modo le università potranno migliorare la formazione dei nostri giovani, analizzando i principali punti di discontinuità della riforma Gelmini, cercando di capire quale ratio li può aver generati e ipotizziamo l’impatto sul sistema universitario italiano.


Arriva il codice etico.
Ogni ateneo dovrà adottare un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del ministero dell'Istruzione.
Questa è davvero un’ottima notizia: quanta più etica immettiamo nel sistema, meglio è. Un solo dubbio: l’adozione di un codice etico non è di per sé un valore o un risultato positivo (infatti può capitare che un’azienda con un codice etico molto stringente –e inapplicato- non rispetti neppure la legge). Gli Atenei devono rispettare le leggi, se vogliono fare di più tanto meglio.

Arriva un direttore generale.
Che sostituirà l'attuale direttore amministrativo. Il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come un vero e proprio manager dell'ateneo.
Gelmini riforma l’Università e la trasforma in un’Azienda, benissimo. Resta da chiedersi chi sono gli azionisti o gli stakeholders e quali sono gli obiettivi che l’azienda universitaria deve raggiungere (il profitto, ricerca di qualità, studenti preparati?)

Distinzione netta di funzioni tra Senato accademico e consiglio d'amministrazione.
Il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il cda ad avere la responsabilità chiara delle assunzioni e delle spese, anche delle sedi distaccate. Il cda non sarà elettivo, ma responsabilizzato e competente, con il 40% di membri esterni. Il presidente del cda potrà essere esterno.
Il cda diventa a tutti gli effetti organo di governo dell’università. La presenza di elementi esterni dovrebbe portare competenze aggiuntive; dipenderà da chi nominerà chi (ricordiamo l’ultimo caso di nomina nelle ASL lombarde di un noto amico dei boss della ‘ndrangheta).

Diritto allo studio e aiuti agli studenti meritevoli.
Delega al governo per riformare organicamente la legge 390/1991, in accordo con le Regioni. Obiettivo: spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e mobilità. Inoltre sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d'onore.
I cordoni della borsa vengono tirati e la borsa portata al Governo centrale grazie alla riforma Gelmini. È una scelta assolutamente corretta, perché l’istruzione è un bene pubblico, serve un interesse generale. Ma perché allora il resto della riforma va (o sembra andare) nella direzione dell’autonomia degli atenei? Autonomia necessaria per poter giudicare poi chi è meritevole.

Docenti in classe.

I docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Questo per evitare che si riproponga senza una soluzione il problema delle assenze dei professori negli atenei. Viene per la prima volta stabilito inoltre un riferimento uniforme per l'impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti.
E ci mancherebbe altro che un docente non insegni e non faccia il lavoro per cui è pagato. Stupisce che la riforma Gelmini preveda una nuova legge per imporre ciò che le leggi vigenti già certificano. Aspetto curioso: si prevede che i professori a tempo pieno lavorino solo 187 giorni all’anno e che dedichino agli studenti il 23% del loro tempo.

Gestione finanziaria.
Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra viale Trastevere e Tesoro. Oggi i bilanci delle università non sono chiari e non calcolano la base di patrimonio degli atenei. Con le nuove norme, i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio. Scatta poi il commissariamento e la tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario.
Particolare tecnico necessario a garantire la possibilità di un giudizio corretto da parte del governo centrale. La norma ribadisce con chiarezza che le Università sono centri di profitto.


Per approfondire:


E voi cosa ne pensate della riforma Gelmini?

2 commenti:

  1. Ma questa Sig.ra Maria Stella che si crede un divinità che ha rivoluzionato il mondo della formazione. Può scendere un attimo dalla sua comoda poltrona e andare nelle università a vedere cos'è cambiato realmente? anzi lo chiedo a voi. cos'è cambiato?
    Un saluto da un universitario stufo delle chiacchiere

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  2. Se mi permetti di risponderti in modo ironico ti direi che in realtà la Gelimini è stata in università. Guarda il video che abbiamo pubblicato sulla nostra fanpage facebook http://www.youtube.com/watch?v=5wEDl282Tuk
    In realtà anche se non sono più studente da molti anni, mi rendo conto che dev'essere molto frustrante, per chi come te s'impegna giornalmente nello studio, vedere che la questione scolastica viene sempre portata su un piano politico dimenticando le reali esigenze degli studenti.
    Gli studenti hanno bisogno di vedere persone che si interessino realmente di loro o dei loro bisogni. L'istruzione è un fattore così importante che dovrebbe andare al di là delle posizioni politiche. E' il futuro del Paese. E se si crede in un futuro migliore bisogna unirsi per realizzarlo.

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