mercoledì 24 novembre 2010
Formazione: Università occupate Studenti disoccupati.
Formazione Universitaria sotto scacco: il Governo taglia i fondi, studenti e ricercatori occupano gli atenei. Dopo la Previdenza e la Sanità si cerca di dare un altro colpo allo stato sociale, smantellando Educazione e Lavoro. Sì, perché al termine del percorso di studi l’unica certezza per i giovani sembra essere la disoccupazione.
In tempo di crisi, i tagli sono necessari: bisogna mettere le risorse dove rendono di più, in vista di un benessere futuro (Master: in tempo di crisi la formazione serve ancora a qualcosa?). Se i fondi disponibili vengono dirottati verso esercito, grandi opere, automobili e nucleare il messaggio è chiaro: lo Stato-azienda si concentra su poche grandi commesse e lascia al privato o ai singoli individui di occuparsi del resto. Nel campo della formazione, lo Stato toglie i fondi alle università e alla ricerca. Devono quindi entrare in campo altri soggetti, in primis le singole Regioni, che secondo i nuovi principi federalisti offrono sostegno solo ai propri residenti a scapito di tutti gli altri. In altri casi intervengono gli enti locali o associazioni di categoria e fondazioni.
Lo smantellamento dello stato sociale in Italia pare un processo inarrestabile: al singolo cittadino viene chiesto di dover scegliere e pagare per farsi una pensione, trovarsi un lavoro, farsi un’educazione, mantenersi in salute, garantirsi la sicurezza e così via. Questa ritrovata libertà e responsabilità del cittadino potrebbe rappresentare un elemento di sviluppo personale e sociale, purché lo stato:
• aiuti i cittadini a sviluppare scelte autonome consapevoli;
• offra sostegno agli operatori più meritevoli che offrono buoni servizi ai cittadini;
• sanzioni i cattivi operatori.
In mancanza di questo sostegno strutturale, i cittadini dovrebbero “arrangiarsi”, con conseguenze facilmente immaginabili.
Sul fronte della formazione, le Università ma anche i centri di formazione privati che erogano master e corsi di specializzazione, si trovano di fronte ad una sfida formidabile:
• migliorare significativamente la qualità della loro offerta formativa (per sopperire alle mancanze del sistema statale in disarmo);
• garantirsi la fiducia degli studenti;
• offrire un servizio a prezzi competitivi.
È una sfida epocale ma che va affrontata; altrimenti non avremo solo la fuga dei migliori cervelli ma come Paese saremo costretti ad appaltare ad altri paesi la formazione dei nostri giovani (attraverso corsi e master on line magari gratuiti) con la certezza di consegnare il nostro futuro nelle mani di altri. L’alta velocità assorbe moltissimi investimenti pubblici: per l’alta formazione sono invece i centri di formazione a dover trovare una soluzione all’equazione “minori fondi = più servizi + più qualità”. Come fare?
Una strada potrebbe essere quella di consorziarsi per unire le forze, riducendo i costi e capitalizzando le eccellenze dei diversi centri di formazione. È una strada difficile da percorrere perché implicherebbe una trasformazione dei centri di formazione, da entità autonome gelose della loro indipendenza a partner che si scambiano know how, servizi e studenti. Anche le scuole di formazione post lauream dovranno organizzarsi per poter offrire master di alta qualità a prezzi accessibili. La speranza è che in questo processo rivoluzionario possano essere premiati i migliori centri di formazione.
In questa prospettiva si sta già muovendo il sito Master4You che vuole offrire un aiuto concreto a Scuole e Studenti per risolvere assieme il problema. Come? Facendo incontrare domanda e offerta di Master in Italia, permettendo a ciascuno di trovare il master giusto per sé e di acquistarlo ad un prezzo equo. Il sito master4you si pone esplicitamente dalla parte degli studenti e delle scuole per aiutare entrambi a raggiungere i rispettivi obiettivi:
• per lo studente: trovare un master di qualità adatto alle sue esigenze e poter risparmiare sulla quota di partecipazione
• per le scuole: trovare il giusto numero di studenti per costituire le classi.
Segui questo blog per sapere quando il sito andrà on line
E tu che tipo di formazione sogni per il tuo futuro?
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Vi garantisco che una situazione così per un genitore è qualcosa di frustrante. Inutile fare paragoni con trent'anni fa e più, eppure rispetto ad allora c'è meno conforto, meno sentimento di progresso e superamento. Apprezzo la propositività di queste pagine e mi auguro fortemente un ripristino dei veri valori educativi. Dalle elementari ai master, di cui mi pare di capire siate specialisti. Un saluto materno.Rossella.
RispondiEliminaI tagli universitari implicano un'altra riflessione: profili sempre più tecnici e iper specializzati o più generali,'flessibili' e adattabili ad un mercato così? le professioni stanno cambiando, è la ricerca che dovrebbe rimanere lo zoccolo duro, l'area di sviluppo in cui investire!
RispondiEliminaLa ricerca, soprattutto quella scientifica, va alimentata costantemente.
RispondiEliminaSe abbiamo una università 3+2, dedichiamo i primi tre anni a costruire solide fondamenta tecniche e a sviluppare atteggiamenti mentali di flessibilità ed adattabilità. Nel biennio specialistico, specializziamo davvero, in profondità (si può imparare molto in due anni se docenti e programmi sono aggiornati e all'altezza del compito).
Precisando che non capirò mai il 3+2, ci sono discipline per le quali bastano 3 anni e altre che richiedono necessariamente almeno 5 anni per cui trovo insensato un 3+2. Ma lo trovo ancora più inutile se penso che la maggior parte delle specialistiche non sono che una mera ripetizione del triennio.
RispondiEliminaDavide
Sono d'accordissimo con Davide, io personalmente sono rimasto così deluso dalla specialistica che volevo abbandonare al primo anno. Sentivo di perdere tempo e denaro preziosi perché non stavo imparando nulla né di nuovo né di specifico, e avevo iniziato a pensare all'idea di un master di primo livello. Poi però mi sono ricreduto: ormai avevo cominciato, tanto valeva concludere, e poi non mi convincono i master di I livello...
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