Specializzazione post laurea: una interessante questione che si lega direttamente agli indirizzi proposti dell’università italiana. Un master può servire a qualcosa se gli anni universitari si sono spesi intorno ad un indirizzo di laurea giudicato ‘inutile’? E ancora, chi ha la giusta facoltà di giudicare un indirizzo di laurea: un’analisi statistica fondata su dati o un ministro della pubblica istruzione in visita ad un ateneo?
Circa tre mesi fa il Ministro Gelmini rilasciava, infatti, una nota intervista durante una visita in una università italiana: in quell’occasione parlava esplicitamente di ‘inutilità’ della facoltà di Scienze della Comunicazione, al punto da sollevare una serie di reazioni tra studenti, media e personale universitario, assai accese.
Parlando della Facoltà venivano spese parole dure da digerire, soprattutto per chi vedeva volatilizzarsi una possibilità di concretizzazione dei propri investimenti economici, di tempo e, non ultimo, di determinazione ad un obiettivo.
Specializzazione post laurea: se già questa fase di scelta è assai complicata per un giovane studente e/o lavoratore, figuriamoci l’alto tasso di pessimismo che un’affermazione del genere può aver suscitato.
C’è stato addirittura qualcuno che, toccato dalla gravità delle affermazioni, ha chiesto un risarcimento dei danni: “Simona Melani, venticinquenne laureata in Scienze della Comunicazione e specializzanda in Pubblicità, chiede allo Stato un risarcimento. Secondo la ragazza aver permesso a tanti studenti di frequentare una facoltà inutile a detta delle stesse istituzioni o è truffa o è circonvenzione d’incapace. In entrambi i casi, un reato”, riporta l’articolo pubblicato su universita.it del 26 gennaio scorso.
Specializzazione post laurea: conviene a questo punto chiedersi
- cosa rende una facoltà più utile di un’altra
- come si può valorizzare quella facoltà indirizzandola ad uno sbocco professionale.
Studiare, mai come oggi, è una scelta strettamente finalizzata al reperimento di un lavoro, all’obiettivo di un futuro sorretto da una base di sicurezza economica, alla speranza di poter dare voce ad una vocazione o, in sua mancanza, ad una scelta costruita negli anni.
Una facoltà come quella in esame offre certamente un approccio generalista che necessita di un’integrazione pratica e di un indirizzo specifico.
Una specializzazione post laurea può certamente integrare l’indirizzo di una facoltà, ma dipende sempre da che percorso si vuole intraprendere.
Il punto è che non esiste una facoltà utile ed una inutile: questo infatti dipende dall’efficacia di un sistema universitario che, forse, non affida sufficiente valore ai contenuti e ai metodi didattici adottati.
Dichiarare ‘inutile’ una facoltà equivale in qualche modo a vanificare una pianificazione individuale – e familiare- degli anni tra i più decisivi di un giovane, svuotando di senso il settore o la competenza professionale stessa.
Dichiarare ‘inutile’ una facoltà equivale in qualche modo a vanificare una pianificazione individuale – e familiare- degli anni tra i più decisivi di un giovane, svuotando di senso il settore o la competenza professionale stessa.
Per approfondire:
E tu, pensi che una specializzazione post laurea possa salvarti dall’’inutilità’ (per dirla con la Gelmini) di alcune facoltà?
Salve!
RispondiEliminasono laureata in marketing e comunicazione. Nessuna facoltà è inutile; penso che il problema sia lo scarso legame tra il mondo universitario e quello del lavoro.
La specializzazione post laurea penso sia fondamentale proprio per entrare più preparati dal punto di vista "pratico" nel mercato del lavoro.