lunedì 7 marzo 2011

Master post laurea: lo faccio per...ambizione o disperazione?


Master post laurea: lo faccio per ambizione o disperazione?
Ovvero: finita l’università potrò liberamente andare dove mi porta il cuore, provando a diventare ciò che sin da piccolo sognavo di essere o dovrò forzatamente lottare contro un futuro avverso, precario, scriteriato e sconsolante?

Il master post laurea si colloca proprio qui, sul finire dell’università e immediatamente dopo, a metà tra sogno e incubo, costantemente nel terrore di fare una scelta veicolata ed errori di valutazione.

Che cosa dovrebbe essere un master, se non un percorso finale in cui far culminare un viaggio di studio, durato non meno di dieci anni, atto a formare un giovane fino a renderlo adulto, strutturato su gambe solide e con idee chiare?
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Originariamente, quando le carte in tavola erano poche e chiare e il mercato del lavoro rispecchiava un’economia in sviluppo, era esattamente così.

Un master post laurea era una possibilità facoltativa per chi sentiva di volersi perfezionare e aveva i mezzi per farlo. A quei tempi era forse minore il numero di laureati e il percorso universitario era rigorosamente quinquennale. Diverse epoche avevano reso elitaria la scelta di perfezionarsi negli studi, e non parliamo di cent’anni fa, ma solo di una quindicina di anni or sono.

Oggi i master post laurea sono un’inesauribile risorsa di percorsi che conducono a diverse direzioni del mercato ed è diventato cruciale proprio questo: esiste ancora quel rispecchiamento tra indirizzi di studio e possibilità di occupazioni parallele?

. Sì, nella misura in cui si cerca di far luce sulle nuove figure professionali nate sul mercato che un tempo non esistevano e si tenta di scoprire dunque le nuove realtà, di cui imparare linguaggi e applicazioni.

. No, se il tentativo - anacronistico e fallibile in partenza – di ricercare nella giungla lavorativa di oggi vecchi stereotipi di figure professionali ed ambienti lavorativi – non è per sua natura in grado di produrre quei modelli, restituendo unicamente l’immagine di vuoto desertico.

Nel valutare la scelta, inoltre, ci si mette anche lo zampino della (in)disponibilità economica: vale la pena investire soldi e tempo su qualcosa che forse non troverà mai riscontro?
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Il facile paragone alle linee aeree mi viene spontaneo: prima dell’avvento dei low cost volare era quasi un fatto da ricchi, l’offerta sul mercato era meno competitiva e alcune destinazioni non erano, altrimenti, velocemente raggiungibili. Oggi i low cost permettono di facilitare il bilancio del portafogli ed anche la vicinanza tra i luoghi.

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Il suggerimento che sento di dare è dunque fare uno sforzo a guardare non più indietro, ancorandosi a modelli di rifermento che non esistono più, bensì nel presente, così fitto di cambiamenti, dove spesso le opportunità nuove non sono visibili di primo acchito. Se l’occhio non è abituato a scorgere il nuovo, faticherà a vederlo, eppure esiste: buona visione a ciascuno di voi.

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Per approfondire:

E tu, sceglierai un master post laurea per ambizione o disperazione?

4 commenti:

  1. Caro Mister Master, seguo spesso il suo blog e mi pare di cogliere che si occupa di formazione da molto tempo. Mi aiuti a capire. si direbbe che la vita dei laureati non sia sempre stata così difficile. Una volta si iniziava un percorso di studi con ben immente la carriera che si voleva intraprendere e non dico senza impegno, ma con sforzo e determinazione si raggiungeva la posizione ambita. Ora i giovani laureati finiscono nei call center o a fare un lavoro a cui certo non ambivano. Cosa ha derminato questi cambiamenti nelle prospettive dei laureati? non credo sia attribuibile solamente alla aumento del numero dei laureati. Vorrei tanto trovare una risposta. Altrimenti come possiamo cambiare la situazione?
    un caro saluto.
    Silvia Foresti

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  2. Cara Silvia,
    grazie della tua riflessione. Provo a far luce su questo pensando a quando i nostri genitori avevano l'obiettivo di comprare la tv. Sì, la prima tv, a bianco e nero. I soldi erano pochi, ma se volevi qualcosa, durante il boom economico degli anni '60, potevi prendertela. Con qualsiasi lavoro. Non voglio fare il nostalgico, al contrario credo che la differenza tra allora e oggi stia soprattutto nel momento economico che viviamo. Ora è stallo; gli ultimi 50 anni sono invece stati un'affermazione continua di ruoli in via di sviluppo.
    Detto questo, cara Silvia, la cultura si è resa forse molto incerta, una sovrastruttura vacillante e io penso che per questo i giovani debbano tentare di perseguire la strada che più sentono propria e non fare scelte dettate da condizionamenti esterni. se oggi il mercato tira più in un verso, quel verso ora come ora non sarà mai una costante! Tanto vale fare ciò che si sente proprio.
    Un caro saluto a te

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  3. Ciao effettivamnte i giovani finsicono, dopo aver studiato e SPESO per la preparazione universitaria e magari anche dopo un master che non costa sempre bruscolini, a fare lavori che nemmeno pensavano. forse i master post laurea aiutano ma è bene sceglierli con cura prendendosi tutto il tempo necessario e chiedendo parere ai docenti che magari ti hanno seguito per la tesi. Forse solo cosi e con tanto sacrificio è possibile cercare di farsi una posizione... Sergio

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  4. @Sergio: i master post laurea vanno sicuramente scelti con cura. Magari iniziando a capire quali master ci sono (in questo ti possono certamente essere d'aiuto dei siti che raccolgono l'offerta di master disponibili, come talent manager e altri). IL passo successivo deve essere contattare le diverse scuole per capire quale master è più in linea con i nostri obiettivi.

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