martedì 22 febbraio 2011
Innovazione e Diversity
Come influenzano Innovazione e Diversity i modelli di sviluppo delle organizzazioni moderne?
Ospitiamo con piacere un articolo di Leo Perrotta, Project Manager R&D alla Ericsson. Laureato magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni con un Master in Business Management della JobMaster Business School di Milano.
La Globalizzazione, la concorrenza, l’innovazione, il time-to-market sono tutti fattori che, oggi, spingono le realtà aziedali a mutare il loro assetto organizzativo ed i loro processi operativi di sviluppo.
Il cambiamento, attuato spesso strutturalmente come change management, ha lo scopo di portare l’azienda a livelli di competitività sempre maggiori eccellendo in qualità ed efficienza.
Uno degli ingredienti formidabili per “fare” cambiamento è l’Innovazione. Ai giorni nostri, le aziende non hanno più tanto il problema di come sviluppare prodotti e servizi, data la grande quantità di forza lavoro presente sul mercato, quanto di trovare nuove Idee.
Ma come dev'essere un’idea, oggi, per essere vincente ?
Proviamo a dare una definizione alternativa e innovativa: probabilmente deve “far tendenza”, deve “inter-connettere”, deve “sorprendere”....
Ma cosa significa “far tendenza” e come si fa a pensare una cosa che faccia tendenza prima che essa esista e venga diffusa ? In cosa consiste la “sorpresa” al pubblico ?
La risposta a queste domande rivela che, probabilmente, il concetto di Innovazione non sta solo nel mero prodotto, ma in tutto il “pacchetto” o contesto in cui esso viene presentato e promosso.
Ne va da sè che la conoscenza del Mercato, delle dinamiche in cui si opera, della concorrenza e delle molteplici esigenze e abitudini del cliente, gioca un ruolo probabilmente imprescindibile.
E' sì importante che gli Ingegneri progettino e sviluppino un nuovo prodotto ma, alla pari, chi ne determina le caratteristiche, andandole a “pescare” tra quelle “di tendenza”, o chi, il giorno prima del lancio avvisa tutte le testate giornalistiche per inserire un annuncio d’impatto.
In altre parole, nel contesto aziendale, questo significa la necessità di Team Interfunzionali.
Questi (in inglese XFT o CFT, cross-functional team), certamente costituisco i “mattoni” fondamentali delle Organizzazioni moderne, subentrando alle tradizionali strutture settorizzate, per prodotto o per funzione.
Efficienza e Innovazione sono due dei principali fattori che determinano il consolidamento dei team interfunzionali. Ma esiste un altro elemento fondamentale che lega il tutto e ne rende evidente il nesso: quello che gli americani chiamano “diversity”.
Dietro la pedissequa traduzione italiana “Diversità”, in realtà si cela ciò che è considerato da molti come uno degli ingredienti fondamentali per la creazione di valore e Innovazione.
La “diversity” non è una tecnica, una metodologia o un sistema che appartiene solo ad una realtà aziendale ma un qualcosa che contribuisce, quotidianamente, ad accrescere il nostro interesse e le nostre competenze. Qualcosa che noi stessi cerchiamo, a volte anche inconsciamente.
Basti pensare ai media, a Internet, ai social-network. Quanto valore ha conoscere e frequentare persone diverse, quanto valore ha confrontarsi con chi ha diversa formazione ed esperienze dalla nostra. Quali sono le dinamiche di gruppo che si creano quando menti “diverse” si incontrano su un tema comune ?
Le sfide che oggi si devono fronteggiare sono sempre più complesse per essere gestite senza ricorrere alla multidisciplinarietà: elementi diversi, diversi esperienze e diverse competenze sono le chiavi per il successo.
In quest’ottica piccole aziende e multinazionali stanno “rivoluzionando” il loro modo di pensare ed operare, cambiando i loro modelli di riferimento.
Ringraziamo Leo per il suo contributo al blog e invitiamo chi fosse interessato all’argomento a contattarlo tramite linkedin:
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Si parla della bellezza di confrontarsi con persone che hanno esperienze e formazioni diverse dalla nostra. Confermo. Purtroppo non vedo questo atteggiamento nella maggior parte delle realtà lavorative italiane dove ognuno è concentrato sulla sua parte di lavoro e poco sa di ciò che avviene nell'ufficio a due passi dal suo. E nel mondo della formazione è un pò lo stesso. Io continuo a vedere troppa specializzazione. Forse questa "diversity" deve ancora attraversare l'oceano.
RispondiEliminaAnnamaria
Ciao Annamaria, concordo con la tua impressione sul fatto che attualmente in italia sono probabilmente poche le realtà in cui poter "tastare" la diversity. Credo che siano gli assetti organizzativi a dover cambiare per poter dare il via a nuovi modelli...ahimè siamo ancora legati troppo, anche nel privato, a strutture tradizionali e non troppo flessibili
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